Titolo: Il richiamo della foresta
Autore: Jack London
Curatore: P. Pieroni
Editore: Einaudi Ragazzi (collana Storie e rime)
Dati: 2005, 160 p., ill.
Prezzo: € 9.50
L'AUTOREJack London nacque a San Francisco nel 1876. Dopo una vita fitta di avventure, molte delle quali si ritrovano nei suoi romanzi, esordì nel 1900 con un libro di racconti a cui fecero seguito molte altre opere di successo. Morì nel 1916, alcolizzato e coperto di debiti. Tra il 1900 e il 1920 fu lo scrittore più letto nel mondo.
IL LIBRO"Al primo passo sulla superficie fredda, le zampe di Buck affondarono in qualche cosa di bianco e di morbido, molto simile al fango. Balzò indietro sbuffando. Una gran quantità di quel fango bianco si agitava nell’aria. Si scosse; ma continuava a venirgli addosso. Annusò curiosamente quella cosa e provò a leccarla. Sembrava fuoco e subito scompariva. [...] era la prima neve che vedeva."...era il primo libro che leggevo!
Avevo da poco imparato a leggere e vivevo in una casa piena di libri. La grande libreria (in quel periodo più grande ancora, per la verità, data la mia statura) copriva un’intera parete del salone; l’unica interruzione, tra i volumi, era la lunga finestra con i vetri all’inglese. Non tutti i libri di mia mamma, però, avevano trovato la loro giusta collocazione tra quegli scaffali. Alcuni erano tra le nicchie nella parete del salotto, altri erano disposti, neanche fossero su misura, in vari angoli della casa, altri ancora poi, le fiabe, erano in ordine perfetto, nella mia cameretta. Ma tra tutti, i più belli (o, forse, sarebbe meglio dire...affascinanti) erano per me tre volumetti, un po’ vecchiotti, con le pagine ingiallite, che erano a dimora perenne sul comodino di mia madre. Non erano lì perché li stesse leggendo, né perché ne avesse l’intenzione (li aveva già letti da un bel po’), quella era solo la loro giusta collocazione.
Era inverno, di quegl’inverni in cui ancora capitava, dalle mie parti, che la neve facesse capolino. Così, per evitarmi il raffreddore (mai preso, in verità) mia mamma, colpita (complice la deformazione professionale, ovviamente) da perenne "sindrome da maestra", mi propose di scegliere un libro ed iniziare la lettura.
Ah! Se avessi immaginato cosa avrebbe scatenato...una passione svegliata che non si è più riappisolata!
Tra i tanti volumi dalle copertine colorate, rifiniture dorate, pagine illustrate...cosa scelsi? ...uno dei tre libretti sul comodino. Mi sforzo, in questo momento di ricordare, ma...niente...i titoli non mi tornano in mente. Non tutti, cioè; quello, il prescelto, lo ricordo bene: "Il richiamo della foresta" di Jack London.
E’ la storia di un cane vissuto fino all’età di quattro anni in famiglia, un cane abituato ad amare e ad essere amato. Tradito da un uomo di cui si fidava, fu venduto come cane da slitta. Il romanzo è, infatti, ambientato nel Grande Nord, ai tempi della Corsa all’Oro. Buck, è questo il nome del protagonista, dovrà conoscere la malvagità, il gelo del Nord, le regole spietate della corsa al prezioso metallo prima di imbattersi di nuovo in un essere umano con cui intrecciare una storia di affetto e di amicizia.
Ma la sua natura selvaggia alla fine avrà la meglio...
Solo ora mi rendo conto che quel cane mi era parso tanto "lupo", dalle pagine di London, da averlo per anni figurato come uno splendido Siberian Husky. Forse perché i requisiti indispensabili per trainare una slitta sono: la forza, la potenza, la resistenza, un carattere docile ed obbediente...come un Siberian Husky...come Buck. Ma Buck, in realtà, era figlio di Elmo, un "grande San Bernardo" e Shep "una cagna da pastore scozzese". Ripensavo (e ripenso ancora) a quel cane ogni volta che nevica; a quel punto, è quasi un rito ormai per me...devo toccare quella "cosa bianca e morbida, simile a fango" e, provando quella sensazione di bruciore eppure freddo, ritrovo quel selvaggio e fiero amico in me. Per quanto tempo l’ho tenuto dentro di me, era un’emozione. Quel cane, figlio del genio di un uomo, uno scrittore (e non di Elmo e Shep) era rimasto nel mio cuore. Poi un giorno l’ho incontrato! Era lui, ho riconosciuto il suo fare da re, quel suo sguardo fiero, inconfondibile. Ero all’università e lui era lì, col suo..."padrone" (nonché mio professore di "paleontologia umana", in quei giorni, mio mentore ed amico, oggi). Obbediente, ma per scelta, si capiva. Lo ammiravo ogni giorno. Intelligente, grande, potente. Si chiamava Sasha ed era un magnifico Siberian Husky, "figlio del Nord".
L’eredità del Grande Nord è rivelata, nel Siberian, da un corpo moderatamente compatto e ben fornito di pelo, le orecchie erette e la coda a spazzola.
Le tracce di questo cane si perdono nella neve accanto alle impronte di un popolo seminomade della Siberia Orientale, i Ciukci. Cani robusti e veloci, i Siberian Husky, usati prevalentemente nel traino per spostarsi nei territori di caccia, erano i compagni ideali e, quasi, indivisibili di un popolo di cacciatori. Secondo una leggenda ciukcia, dopo le sofferenze terrene il cane è posto a guardia del regno dei morti, dove impedisce l’entrata a chi in vita l’ha inutilmente maltrattato.
Perfetto equilibrio di forza, velocità e resistenza...il Siberian Husky non abbaia...ma ulula!
[...] E' un grande lupo dalla meravigliosa pelliccia, simile agli altri lupi, e tuttavia diverso da loro. Arriva solitario dal ridente paese dei boschi e scende fino a una radura tra gli alberi. Là un rivo biondo fluisce da sacchi marciti di pelle d'alce e si disperde a terra; lunghe erbe e muschi lo ricoprono e nascondono al sole il suo giallo splendore. E là egli rimane per qualche tempo silenzioso, ulululando una volta sola, a lungo e lugubremente, prima di partire.
Ma non sempre è solo. Quando vengono le lunghe notti d'inverno e i lupi seguono il loro cibo nelle vallate più basse, lo si può vedere correre alla testa del branco nella pallida luce lunare o nei chiarori crepuscolari dell'aurora boreale, balzando gigantesco sopra i suoi compagni, la vasta gola mugghiante mentre canta il canto del più giovane mondo, il canto del branco.Buona Lettura
apu
P.S.: Questa recensione la dedico a quel Sasha (i cui passi, in quegli stessi corridoi, sono seguiti adesso da Macchia
) e a Sugar
l'amico che per tanti anni ha percorso la strada con me...
Edited by Apu hau - 14/3/2009, 21:55