[F.M.A. Voltaire] Trattato sulla Tolleranza, Giunti Demetra

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view post Posted on 2/3/2009, 18:44
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Ogni nuvola ha un profilo d'argento!

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"Non è necessaria una grande arte né un'eloquenza ricercata per provare che i cristiani devono tollerarsi gli uni con gli altri. Mi spingo più lontano: vi dico che bisogna considerare tutti gli uomini come fratelli. Come! Mio fratello il turco? Mio fratello il cinese? L'ebreo? Il siamese? Proprio così: non siamo forse tutti figli dello stesso Padre e creature dello stesso Dio?"

Titolo: TRATTATO SULLA TOLLERANZA
Sottotitolo: LA TRINCEA DELLA RAGIONE CONTRO OGNI FANATISMO
Autore: Voltaire
Editore: Giunti Demetra
Collana: Saggezza dell'uomo
Data di Pubblicazione: 2000
Pagine: 144
Prezzo: € 4.13

L'AUTORE F.M. Arouet Le Jeune nasce ufficialmente il 21 novembre 1694 a Parigi presso una famiglia appartenente alla ricca borghesia. Come lo stesso pensatore sostenne a più riprese, la data di nascita riferitaci dai registri di battesimo, potrebbe essere falsa: a causa di gravi problemi di salute, infatti, il battesimo sarebbe stato rimandato di ben nove mesi. I suoi studi iniziarono nel 1704 presso il rinomato collegio gesuita di Louis-le-Grand; in questo periodo il giovane Voltaire dimostra una spiccata inclinazione per gli studi umanistici: soprattutto retorica e filosofia. Seppur molto critico nei confronti dei gesuiti, Voltaire maturerà una grande ammirazione nei confronti dei suoi insegnanti e delle opere svolte dalla Compagnia di Gesù in Cina e Paraguay. Nel 1711 lascia il collegio e s'iscrive, per volere paterno, alla scuola superiore di diritto. In questi anni s'inasprisce il rapporto con il padre, il quale mal sopporta la sua vocazione poetica ed i continui rapporti con i circoli libertini.
I suoi scritti polemici trovarono immediato successo nei salotti nobiliari; alcuni versi, del 1717, contro il reggente di Francia Filippo d'Orléans, gli causarono l'arresto e la reclusione alla Bastiglia. La pubblicazione del poema La Ligue del 1723, scritto durante la prigionia, ottenne l'assegnazione di una pensione da parte del re. L'opera verrà pubblicata nuovamente col titolo Enriade, nel 1728.

Il favore che gli mostrarono inizialmente i nobili di Francia non durò a lungo: sempre a colpa dei suoi scritti mordaci, entrò in contrasto con il cavaliere di Rohan, il quale lo fece bastonare dai suoi domestici e rifiutò a con sprezzo il duello proposto dal giovane poeta. Le proteste di Voltaire gli servirono solo ad essere imprigionato nuovamente. Dopo un breve periodo in esilio fuori Parigi, Voltaire si vide costretto ad emigrare in Inghilterra (1726-1729). In Gran Bretagna, grazie alla conoscenza di uomini di cultura democratica, scrittori e filosofi come Robert Walpole, Jonathan Swift, Alexander Pope e George Berkeley, maturò idee illuministe contrarie all'assolutismo feudale della Francia. Ivi scrisse, poi, le Lettere inglesi (o Lettere filosofiche), per le quali venne di nuovo condannato, essendo esse critiche aventi come bersaglio l'ancien régime. Durante l'esilio in Inghilterra assunse lo pseudonimo di "Voltaire". L'origine del nome è incerta e fonte di dibattito:

1. "Voltaire" potrebbe essere l'anagramma del cognome in scrittura capitale latina: da AROUET L(e) J(eune) a AROVET L. I. o AROVETLI, da cui VOLTAIRE.

2. Un'altra teoria ricorre al luogo d'origine della famiglia Arouet: la cittadina di Airvault, il cui anagramma potrebbe rendere lo pseudonimo.

3. Altri ancora ritengono che lo pseudonimo sia l'anagramma sillabico di "révolté" (letteralmente "in rivolta"): révolté diviene "re-vol-tai", da cui "Voltaire".

Ancora esule in Lorena (a causa dell'opera Storia di Carlo XII del 1731), scrisse le tragedie Bruto e La morte di Cesare, cui seguirono Maometto ossia il fanatismo e Merope, il trattato Gli elementi della filosofia di Newton oltre all'opera storiografica Il secolo di Luigi XIV. In questo periodo cominciò una relazione con la nobildonna Madame du Chatelet, e, anni dopo, con sua nipote, Madame Denis. Grazie al riavvicinamento con la corte, favorito da Madame de Pompadour, nel 1746 fu nominato storiografo e membro dell'Académie Française.

Dal 1749 al 1752 soggiornò a Berlino, ospite di Federico II, che lo ammirava e lo nominò suo ciambellano. A causa di una speculazione finanziaria, in cui lo scrittore era molto abile, Voltaire litigò col sovrano che lo fece arrestare abusivamente, per breve tempo, a Francoforte. Dopo questo incidente, sarebbero passati molti anni prima che i loro rapporti si pacificassero.

Impossibilitato a tornare a Parigi, si spostò allora a Ginevra, finché entrò in rotta con la Repubblica calvinista e riparò nel 1755 a Losanna presso i castelli di Ferney e Tournay, da lui acquistati. È di questo periodo la stesura della tragedia Oreste (1750), considerata una delle opere minori del teatro di Voltaire.

Ormai ricco e famoso, divenne un punto di riferimento per tutta l'Europa illuminista. Entrò in polemica coi cattolici per la parodia di Giovanna d'Arco in La pulzella d'Orléans, ed espresse le sue posizioni in Candido ovvero l'ottimismo (1759), in cui polemizzò con l'ottimismo di Gottfried Leibniz. Il romanzo rimane l'espressione letteraria più riuscita del suo pensiero, contrario ad ogni provvidenzialismo o fatalismo. Da qui iniziò un'accanita polemica contro la superstizione ed il fanatismo a favore di una maggiore tolleranza e giustizia.

A tal proposito scrisse il Trattato sulla tolleranza in occasione della morte di Jean Calas (1763) ed il Dizionario filosofico (1764). Tra le altre opere, i racconti Zadig (1747), Micromega (1752), L'uomo dai quaranta scudi (1767). Le opere teatrali Zaira (1732), Alzira (1736), Merope (1743), oltre il poema Poema sul disastro di Lisbona (1756). Ed infine, le importanti opere storiografiche Il secolo di Luigi XIV (1751) ed il Saggio sui costumi e sullo spirito delle nazioni (1756).

Nella sua ultima opera filosofica, Le philosophe ignorant (1766), Voltaire insistette sulla limitazione della libertà umana, che non consiste mai nell'assenza di qualsiasi motivo o determinazione.

Rientrato a Parigi ed entrato nella Massoneria, morì un mese dopo, nel 1778. Malgrado il trionfo, alla morte gli fu negata la sepoltura ecclesiastica. Questo anche per sua volontà, in quanto declinò l'invito di un prete a confessarsi dicendo: "Non è tempo di farsi nuovi amici". I suoi resti riposano al Panthéon dove sono stati trasportati durante la rivoluzione, l' 11 luglio 1791 al termine di un corteo funebre e di una cerimonia grandiosa.

IL LIBRO Il TRATTATO SULLA TOLLERANZA, pubblicato nel 1763, fu ispirato a Voltaire da un fatto di cronaca: l'ingiusta condanna a morte di un protestante, Jean Calas, decisa dai giudici di Tolosa sotto lo stimolo di un cieco fanatismo religioso.
Il libro si apre con l'esposizione del caso, cui l'autore fa seguire l'argomentazione sul "come" e il "perché" una società, per definirsi civile e garantire la pace, debba bandire ogni tentazione di sopraffazione degli uni sugli altri e perseguire gli obiettivi dell'unità e della coesione proprio con il rispetto delle scelte, delle posizioni, dei diritti, insomma della "diversità" di ogni suo membro.
Ma le regole del gioco non sono date naturalmente, ma sono scelte. La scelta è dettata dal vantaggio di chi ha la posizione dominante.
L'intolleranza, allora, è innanzitutto esclusione: dalla spartizione delle risorse, dal loro utilizzo, dal loro consumo. Non è necessario che tutti siano consapevoli di questo: basta che questo atteggiamento sia vissuto, praticato anche senza che sia condiviso. L'intolleranza si nutre quindi dell'ignoranza. Ecco dunque che il "Trattato sulla Tolleranza" non è un testo passato di moda.
"Questo scritto sulla tolleranza è una richiesta che l'umanità presenta molto umilmente al potere e alla prudenza. Semino un chicco che un giorno potrà dare una messe. [...]
La natura dice a tutti gli uomini: vi ho fatto nascere deboli e ignoranti, perché vegetiate qualche attimo sulla terra e l'ingrassiate con i vostri cadaveri. Poiché siete deboli, aiutatevi: poiché siete ignoranti, fatevi chiarezza e sostenetevi."


Alcuni tra quelli che mi conoscono un pochino mi definirebbero sicuramente "l'anti-illumista per eccellenza" (non avrebbe senso, né abbastanza spazio, spiegarne il perché in questa sede), ma questo libro, scritto da uno dei più noti tra gli illuministi e nelle cui pagine, sfogliate con superficialità, si potrebbe forse cogliere l'assurdità dell'intolleranza cristiana nei confronti degli "innocenti" protestanti (che sono, però - non lo dimentichiamo in virtù di quella storia un po' "semplificata" che ci viene troppo spesso raccontata - quelli che accendevano i falò sotto i piedi di innocenti donzelle), è in realtà un testo che, come pochi altri, costringe a riflettere. Insomma, una lettura che consiglio a tutti ;)

Buona Letturaimage
apu

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Tesla
view post Posted on 2/3/2009, 21:14




questa sì che è una lettura attualissima! i classici non deludono mai.
 
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view post Posted on 16/6/2015, 23:07
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Vivi una buona vita onorevole, così quando sarai vecchio e te la vedrai passare davanti agli occhi, potrai gioirne una seconda volta. Condividi la tua conoscenza e sii gentile con il prossimo, ognuno di noi, in cuor suo sta lottando le sue battaglie.

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Uomo ecellente Voltaire.. Lo stimo moltissimo! Il Trattato sulla tolleranza è un libro importantissimo e sempre attuale per svariati motivi. Tratta moltissimi temi che saranno sempre importanti . Io adoro Voltaire e tutte le sue opere
 
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2 replies since 2/3/2009, 18:44   134 views
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