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| Titolo: Lo Hobbit, o la Riconquista del Tesoro (non ho trovato un'immagine più grande che rappresentasse la copertina dell'edizione in mio possesso ) In questo libro viene presentato il meraviglioso mondo Tolkieniano. Si fa conoscenza principalmente con gli Hobbit ed i Nani. Compaiono per la prima volta Gandalf, Bilbo Baggins e naturalmente Gollum/Smeagol e l'Anello. Ho letto questo libro molti anni fa, il primo che ho letto dei capolavori di Tolkien. In questo libro l'Anello mantiene un ruolo marginale, il compito di Bilbo non è salvare il mondo, ma più "semplicemente" riconquistare il tesoro custodito dal drago Smog (...no, vabbè, non la faccio la battuta ) con l'aiuto di Gandalf e di tredici nani. L'impresa è comunque disperata ed il cammino per raggiungere il covo del drago è irto di insidie e pericoli d'ogni genere. Anche in questo libro colpisce l'assenza di un eroe che prende in mano la situazione e vince con la consapevolezza e la volontà di farlo o meglio una sorta di eroe c'è: Bard che uccide Smog colpendolo con una freccia nera nell'unico punto scoperto della sua armatura. Il possente Smog, il cattivo, non viene battuto dal protagonista principale, ma da un personaggio che compare nelle ultime pagine, non un re, ma un arciere (capitano degli arcieri) e per di più aiutato da un tordo senza il quale non sarebbe mai riuscito ad individuare il punto debole di Smog. Perciò non ci sono eroi straordinari, ma personaggi comuni che compiono imprese straordinarie grazie non solo al loro coraggio ed al loro impegno, ma anche grazie al caso ed alla fortuna. E nel finale il protagonista principale, Bilbo, torna alla sua vita di tutti i giorni, senza gloria, senza onore, perchè lui è "solo una piccola creatura in un mondo molto vasto", solo un semplice Hobbit. Nulla di più. Anche questo libro di Tolkien si rivela una più che azzeccata metafora della vita. A volte credo che se ci fossero molti più "piccoli Hobbit" e molti meno "grandi Uomini" vivremmo in un mondo decisamente migliore.
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